Sab. Lug 27th, 2024

Martedì 16 maggio 2023, ore 15,30: a Cesena esonda il fiume Savio. E’ questo il momento in cui appare evidente a tutti che le piogge che da diversi giorni si stanno abbattendo sulla Romagna non sono più un semplice, per quanto violentissimo, temporale. Sono qualcosa di più. Sono un’alluvione. 4.5 miliardi di metri cubi d’acqua su una porzione di territorio di 16mila chilometri quadrati. La terra non riesce più a reggere un simile impatto. Il Savio a Cesena oltrepassa gli argini su entrambi i lati mentre a Forlì cresce la preoccupazione per il fiume Montone.

I fiumi in piena dalle colline si gettano con forza verso la pianura e, poco dopo, scatta l’allarme nella provincia di Ravenna. Migliaia di persone si preparano a evacuare le loro case. L’acqua arriva da tutte le parti. Le mareggiate invadono la costa mentre in collina la terra comincia a cedere. Nel frattempo i fiumi in pianura continuano ad esondare. Scatta l’allerta generale a Faenza, già duramente colpita dalle esondazioni del Lamone pochi giorni prima mentre alle 20.30 esonda il Montone a Forlì travolgendo il quartiere Romiti.

Quando arriva la notte la situazione è ancora di caos totale. Solo il giorno dopo, con il progressivo calo delle precipitazioni, si comincerà lentamente a cercare di rimettere in piedi quanto rimasto anche se la strada da percorrere sarà ancora lunga. Qualcuno però, dopo la grande paura che ha chiuso tutti in casa, è già uscito fuori. Stivali ai piedi e badile in mano, ad aiutare chi ha bisogno, liberando le strade per facilitare l’arrivo dei soccorsi salvando le persone dalla furia dell’acqua. Sconfiggendo la paura cantando a pieni polmoni.

Arriveranno a centocinquanta i volontari della colonna mobile nazionale Anpas che, dall’inizio dell’emergenza, operativi sui luoghi colpiti dall’alluvione. Oltre a tutti i volontari e le volontarie delle 109 pubbliche assistenze Anpas presenti in Emilia, sono infatti 96 i volontari e le volontarie, partiti dal resto d’Italia.
Volontari e volontarie formati appositamente per fronteggiare l’emergenza e utilizzare attrezzature e mezzi specializzati in rischio alluvionale
E’ già trascorso un anno, ma il ricordo di quei giorni è impresso nelle nostre menti e nei nostri cuori.
Nella notte fra il 16 e il 17 maggio si è scaricato sulle  colline, un diluvio decisamente sopra la media, si stimano dai 200 ai 500 millimetri in due giorni, che corrisponde a circa la metà dell’acqua che cade in un anno , provocando moltissime nuove frane e la piena dei due fiumi che circondano il  territorio.
i cittadini hanno  vissuto attimi di paura e sconforto, era tanta la rabbia e la tristezza ma subitosi sono  messi tutti insieme all’opera per riparare i danni come solo una comunità unità sa fare!

L’alluvione che ha colpito la Romagna ha avuto proporzioni enormi. Oltre ad aver colpito imprese, edifici e abitazioni, ha provocato danni anche e soprattutto alla viabilità, causando l’interruzione di 772 strade e 80.000 frane. Una della città più colpite è Modigliana, in provincia di Forlì-Cesena. Il sindaco Jader Dardi a Wired spiega che in un primo momento erano state identificate 103 frane, in seguito alla prima alluvione di inizio maggio. La seconda alluvione ha portato ancor più devastazione, con piogge che hanno raggiunto i 60 centimetri d’acqua, ben oltre i 28 centimetri della prima ondata, su un’area di 101 chilometri quadrati. I dati preliminari hanno indicato un totale di 6.962 frane, coprendo un’area di 8,4 chilometri quadrati, pari all’8,3% del territorio.

Grazie agli avvisi di allerta tempestivi si sono evitati incidenti gravi. La maggior parte del centro abitato è rimasta intatta, ma molte case vicino alle colline hanno subito danni, costringendo 250 persone a all’evacuazione. Attualmente 12 sono le famiglie ancora ospitate in strutture temporanee, mentre più di 100 interventi di emergenza sono stati realizzati per riparare la rete viaria e le infrastrutture di servizio. Faenza è stata di gran lunga la città più colpita dall’alluvione.

Oggi, a un anno di distanza, la peggiore alluvione degli ultimi decenni ha lasciato la sua firma di fango e macerie. E tanta rabbia e tristezza appena mitigate dal buon umore e l’operosità di quella gente, che si è messa subito all’opera per riparare i danni.

fonte da (sanmarinortv.it)

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